Antonio, la nostra guida, ci riporta l'esperienza di Sara che al ritorno dal pellegrinaggio ha scritto lui una mail.
"Ciao Antonio, sono Sara,
ti ricordi di me? Sono la ragazza seduta in terza fila sul pullman.
Sono partita cercando Francesco, ho trovato me stessa.
Non è la solita frase fatta,
piuttosto quello che accade quando ti abbandoni al richiamo di questi luoghi sacri.
Pensavo di conoscere Assisi, di sapere cosa aspettarmi.
Avevo letto guide, guardato foto, ascoltato racconti.
Ma niente, assolutamente niente, poteva prepararmi a quello che ho vissuto in questi tre giorni con le guide di Bianco Viaggi.
Il primo impatto è stato quasi violento nella sua bellezza.
Assisi ti assale con la sua spiritualità,
ti avvolge in un abbraccio fatto di pietre antiche e silenzi assordanti.
Mi sono ritrovata a vagare per vicoli che sembravano chiamarmi, a fermarmi davanti a portoni secolari, a respirare un'aria che sapeva di incenso e di eternità.
Non è stato un semplice pellegrinaggio - è stato un viaggio nell'anima.
Ogni passo una rivelazione, ogni sosta una scoperta.
Mi sono persa nelle stradine medievali per ritrovarmi nei luoghi dove Francesco ha camminato.
Ho pianto, senza sapere perché, davanti alla sua tomba.
Ho sentito il cuore scoppiare di gioia nella semplicità della Porziuncola.
E quando pensavo di aver già vissuto il momento più intenso,
ecco che La Verna mi ha mostrato cosa significa davvero essere "piccoli" di fronte all'immensità del divino.
La Basilica di San Francesco è stata uno schiaffo all'anima.
Gli affreschi di Giotto non sono più semplici opere d'arte - sono finestre sul divino che ti travolgono con la loro potenza narrativa.
Ho visto pellegrini entrare sorridenti e uscire con le lacrime agli occhi.
Ho capito il perché quando sono scesa alla tomba del Santo.
Lì, nel silenzio della cripta, il tempo si è fermato.
Non ero più una turista,
una pellegrina,
una visitatrice.
Ero semplicemente un'anima nuda davanti a una presenza che attraversava i secoli. Sono rimasta immobile, incapace di muovermi,
mentre le lacrime scendevano senza controllo.
Non erano lacrime di tristezza - erano lacrime di riconoscimento, come quando ritrovi qualcosa che non sapevi di aver perso.
La Basilica di Santa Chiara mi ha mostrato un altro volto della santità - quello della determinazione femminile che sfida le convenzioni per seguire una chiamata più alta.
Davanti alla sua tomba, ho sentito la forza di quella giovane nobildonna che aveva osato sfidare la sua epoca.
Il crocifisso che le parlò è ancora lì, testimone silenzioso di una rivoluzione d'amore che continua a ispirare.
La salita all'Eremo delle Carceri è stata una purificazione.
Ogni passo sul sentiero che si inerpica tra i lecci secolari era un passo verso l'essenziale.
Qui Francesco cercava il silenzio, e quel silenzio oggi ti penetra nelle ossa.
Mi sono seduta accanto alla sua grotta e ho sentito il peso di tutti i rumori inutili che riempiono le nostre vite.
Nel silenzio dell'Eremo, ho sentito per la prima volta la voce della mia anima.
A San Damiano ho toccato con mano la "perfetta letizia".
Il convento è rimasto quasi intatto - un miracolo di semplicità che ti riporta alle origini. Ogni pietra racconta una storia di rinuncia che è in realtà un ritrovamento.
Nel piccolo chiostro, tra il dormitorio di Santa Chiara e il refettorio delle clarisse, ho capito che la vera ricchezza sta nel liberarsi del superfluo.
Santa Maria degli Angeli custodisce il gioiello della Porziuncola come uno scrigno prezioso.
Entrare in questa minuscola chiesa dentro la chiesa è come attraversare un portale temporale.
Qui Francesco ha amato, pregato, pianto, gioito.
Qui ha accolto Chiara, qui ha vissuto con i primi frati, qui ha chiuso gli occhi alla vita terrena.
Il roseto accanto è ancora lì, con le sue spine e le sue rose - perfetta metafora di una vita che trasforma il dolore in bellezza.
E poi c'è stato l'incontro inaspettato con Carlo.
Nel Santuario della Spogliazione, davanti alla sua tomba, ho visto il miracolo di una santità contemporanea.
Un ragazzo del nostro tempo, con la passione per i computer e internet, diventato faro per i giovani di oggi.
La sua frase "L'Eucarestia è un'autostrada verso il Cielo"
mi ha colpito come un fulmine.
L'ho vista riflessa negli occhi dei giovani pellegrini che pregavano accanto a me, smartphone in mano - proprio come avrebbe fatto lui e nel contempo vivevano la Messa davvero come l'avrebbe vissuta Carlo Acutis.
L'ultimo giorno, La Verna mi ha mostrato cosa significa essere trasfigurati.
Il monte era avvolto nella nebbia, come se il cielo volesse proteggere i suoi segreti. Il santuario emerge dalla roccia viva come una preghiera di pietra.
Ho percorso corridoi scavati nella montagna, scoperto cappelle nascoste, sostato tremante davanti al precipizio dove Francesco ricevette le stigmate.
La Messa nella Basilica è stata il culmine di un'esperienza che mi ha trasformata.
Le voci dei frati che cantavano, l'incenso che saliva verso le volte, la luce che filtrava dalle vetrate - tutto parlava di un mistero
che finalmente potevo sfiorare con mano.
Sono tornata a casa, ma non sono più la stessa persona che era partita.
Non sono solo i luoghi visitati o le preghiere recitate.
È qualcosa di più profondo, più intimo.
Ad Assisi e alla Verna ho ritrovato parti di me che non sapevo di aver smarrito.
Ho riscoperto il valore del silenzio, la bellezza dell'essenziale, la forza della vulnerabilità.
Questo pellegrinaggio mi ha insegnato che la vera ricchezza sta nel poco, che la gioia più autentica nasce dalla condivisione, che la pace è possibile anche nel caos del mondo moderno.
Ho portato con me non solo ricordi e fotografie, ma una nuova consapevolezza, uno sguardo trasformato sulla vita.
Chi viene ad Assisi cercando un santo del passato, trova un messaggio per il futuro.
Francesco ci parla ancora oggi di pace, di rispetto per il creato, di fratellanza universale.
La sua voce, attraverso i secoli, non ha perso nulla della sua forza.
E io, che mi sono persa tra quelle pietre antiche per ritrovarmi alla Verna, ne sono testimone.
Ciao Antonio, grazie di averci guidato delicatamente in questa avventura.
Ti voglio bene.
Sara".
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